La controrisposta USA ai dazi cinesi: ulteriore aumento del 10% per oltre 6.000 beni Made in China

L’America intensifica la guerra commerciale con la Cina.

Non si è fatta attendere la controrisposta di Trump alla decisione del governo cinese di applicare un dazio del 25% su beni statunitensi in importazione in Cina come reazione alla prima mossa di attacco commerciale sferrata da Washington.

Si tratta di un dazio del 10% che sarà valutato a fine agosto per entrare in vigore dunque a partire da settembre su beni cinesi di un valore di 200 miliardi di dollari, che si aggiungono così alla prima lista di beni del valore di 34 miliardi di dollari.

Sembrano omessi gran parte di prodotti di consumo finale, come i cellulari. Un’attenzione particolare a stilare la lista di secondo attacco USA è stata rivolta per non ledere eccessivamente il consumatore statunitense. Gran parte dei prodotti sono input e componenti industriali che potrebbero spremere tuttavia le catene di approvvigionamento delle aziende statunitensi e in ultima analisi andare comunque ad aumentare i prezzi al consumo.

I principali beni colpiti dall’ultima proposta dazi di Trump: sugo congelato, cosce di rana, trote vive, tonno, rombo, cipolle, aglio, frutta e noci, burro, birra al malto, succo d’arancia, vino di riso, sigarette e sigari, gesso e pietra arenaria, materie prime come rame, nichel, piombo e minerali di stagno, prodotti chimici come cloro, argon, ossigeno, bario e mercurio, prodotti industriali come metalli, pneumatici, pelle,componenti per TV, tessuti, legno e carte, prodotti di consumo come  lampade elettriche, materassi, mobili e attrezzature fotografiche, prodotti insoliti come peli di tasso per la pennellatura, sperma bovino, cibo per cani e gatti, antiquariato di almeno cento anni, francobolli.

Qui il provvedimento statunitense con la lista completa.

 

La reazione della controparte non tarda: “La Cina non ha altra scelta che combattere il fuoco con il fuoco. Deve reagire risolutamente adottando misure adeguate per ridurre al minimo i costi per le imprese nazionali e aprire ulteriormente la propria economia agli investitori globali” (China Daily).

Sono minacciate contromisure. Tuttavia, l’arco produttivo statunitense in importazione in Cina non raggiunge le stesse cifre dell’opposta onda commerciale cinese in entrata nel mercato USA. La Cina in realtà ha importato solo 150 miliardi di dollari dagli Stati Uniti l’anno scorso. La contromisura cinese non potrà essere reciproca. Pechino potrebbe imporre una tariffa più alta, per creare lo stesso impatto economico, oppure aggredire il diverso settore dei servizi o diversamente procedere verso la cancellazione degli ordini di acquisto, l’incoraggiamento dei boicottaggi dei consumatori e l’insorgere di ostacoli normativi.

Pechino ha inoltre esortato altri paesi a unirsi alla Cina per proteggere il libero commercio e il multilateralismo e promesso di presentare denunce presso l’Organizzazione mondiale del commercio.

È comunque considerato che l’aliquota daziaria minore, pari ora al 10%, potrebbe avere un impatto effettivo ridotto sulle importazioni USA dei beni cinesi: il significativo deprezzamento dello yuan cinese rispetto al dollaro avrebbe la capacità di compensare in modo sostanziale la perdita di competitività dei beni aggravati dal maggiore dazio; i prodotti cinesi potrebbero rimanere essenzialmente più economici per gli americani. Per l’economia cinese, inoltre, il mercato di export USA costituisce ancora solo il 19% delle esportazioni totali e il principale motore di crescita dell’economia cinese rimane legato al consumo interno cresciuto del 78% nel primo trimestre 2018.

Commenta

Vai su